AMI – Art for Maritime Innovation

 

Il progetto AMI – Art for Maritime Innovation è stato co-prodotto da Maritime Technology Cluster FVG e da IoDeposito Ngo, grazie al finanziamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
AMI ha favorito lo sviluppo di un potenziale di innovazione e collaborazione tra industrie produttive del comparto navale e nautico e l’industria culturale e creativa attraverso workshops, incontri partecipativi, percorsi formativi e residenze d’artista.
Durante le residenze, gli artisti si sono focalizzati sull’utilizzo in chiave espressiva di un materiale utilizzato per il restauro e la costruzione nautica e sui suoni delle lavorazioni cantieristiche marittime e navali.

Installazione spaziale - Legno, vetro, colore (suono) 2022

[:it]Sail This Way – Boris Beja

Il punto di partenza dell’installazione Sail this way è stata la presenza dell’artista Boris Beja a Monfalcone, e la sua interazione con le aziende di cantieristica e componentistica navale (come ad esempio Friuli Inossidabili e Cantiere Alto Adriatico). Proprio nei loro cantieri di Monfalcone, tra l’altro, è stata restaurata la barca a vela dei ballerini sloveni che hanno collaborato con la famosa scuola Bauhaus.
Alla maniera del costruttivismo, l’artista ha incluso gli operai e i manager delle aziende in una riflessione sugli aspetti immateriali e non visibili del loro lavoro. In tal modo la sua attenzione è stata condotta su quei momenti in cui una barca si alza dal mare sfidando il moto ondoso: è qui che improvvisamente diventa visibile qualcosa che siamo soliti non percepire.
Le scale, che traggono ispirazione dai pontili e strumenti usate nei cantieri navali per i restauri, sono il modulo di base della serie artistica: ri-modulate e completate da oggetti ritrovati dal laboratorio di costruzione navale, nonché da pezzi in ceramica create insieme agli operai nell’arco della residenza.
Come frammenti, queste opere restituiscono astrattamente uno sguardo agli inizi del modernismo e sull’importanza delle arti applicate e abilità artigianali, capacità che hanno fatto la storia del settore nautico e navale dell’alto adriatico (e che tra l’altro furono coltivate e incoraggiate allo stesso modo dai più importanti movimenti artistici, anche nella Bauhaus).
Nell’ambito dei workshop e delle pause pranzo, Boris Beja ha coinvolto gli operatori dell’azienda nella creazione delle ceramiche che sono parte dell’installazione, attraverso l’atto collettivo di plasmare, distruggere, ricostruire e istoriare la superficie di manufatti in ceramica: un processo evocativo della storia del territorio, che nei secoli è stata caratterizzata da continue ricostruzioni a partire dalle rovine del disinvestimento industriale post-bellico e delle catastrofi naturali.[:]

Galeb – Neja Tomšič

Il video Galeb documenta in chiave estetica i processi di restauro della barca a vela in legno Galeb. Questa barca era di proprietà del famoso duo di balletto sloveno, Pino e Pia Mlakar. Hanno navigato con questa barca fino alla loro vecchiaia, poi l’hanno donata al Museo Marittimo Sergej Mašera di Pirano, dove è stata lasciata decadere per molti anni. Due anni fa, il museo ha finalmente raccolto fondi per restaurarlo. Il video documenta il processo di restauro avvenuto dal 2020 al 2022 presso il Cantiere Alto Adriatico. La premessa principale del video è un’indagine sulla materialità della memoria. Il quadro guarda al mito della nave Teseo e alla sua domanda: quando tutte le parti vengono sostituite, una nave può ancora essere considerata la stessa nave? Cosa si conserva dopo il restauro? Il video intreccia immagini ravvicinate delle interazioni fisiche tra le maestranze altamente qualificate del Cantiere con la matericità della nave, e immagini di due copie di una scultura di Pia e Pino Mlakar di France Gorše.
Il progetto è nato durante la residenza dell’artista a Monfalcone: durante il suo visiting period, l’artista ha appreso che il Galeb era in fase di ristrutturazione nel cantiere navale.
Nel processo di visita dei cantieri navali e degli archivi (Archivio di Fondazione Fincantieri, archivio del CCM, Museo MUCA) ha iniziato a formarsi una serie di fotografie e disegni su carta, e la documentazione del processo con il video. Nel frattempo, l’artista svolgeva, parallelamente, ricerche sull’eredità culturale dell’industria marittima anche in Slovenia, a contatto con le aziende navali che lì hanno sede, e cercando negli archivi e nelle biblioteche per conoscere l’eredità del duo di balletto. Ha visitato la loro casa a Novo mesto, che ora è vuota e abbandonata. Ha discusso con i curatori della Galerija Božidar Jakac e del Museo d’Arte di Maribor e ha consultato il teorico della coreografia Rok Vevar, al fine di creare un linguaggio visuale che potesse equiparare la capacità creativa della danza alla capacità creativa espressa dalle aziende marittime e navali.

[:it]Opera di videoarte – 18 minuti, colore, sonoro (2022)[:]
Opera di sound art

Museum Memories – Nautical Sector – Yilin Zhu

I rumori delle operazioni portuali, della lavorazione dei metalli nelle officine metalmeccaniche che vicine al mare o in terraferma creano le imbarcazioni, unitamente al suono delle onde che si infrangono sulle banchine di Monfalcone, sono alcuni dei suoni che hanno ispirato Yilin Zhu nella realizzatone di questa traccia di sound art immersiva e capace di rievocare quei processi produttivi che contraddistinguono il settore della cantieristica navale.
L’artista, tramite l’indagine sonora che ha svolto a contatto con le imprese del cluster (nei cantieri navali di Monfalcone, ma anche in terraferma, dove molteplici aziende lavorano per produrre la componentistica delle navi) indaga l’interazione tra uomo e natura nel settore costruttivo navale e nautico, utilizzando come tassello base delle sue composizioni i suoni campionati in loco.
L’artista ha programmato/generato un software, una piccola intelligenza artificiale, che permette di comporre musica generativa utilizzando come moduli di base i suoni campionati e selezionati dall’artista per la loro importanza evocativa e culturale. È così che tecnologia e natura si fondono nel metodo creativo dell’opera, esattamente come si fondono nel lavoro quotidiano a contatto con il mare: la musica restituisce, nel suo DNA, lo spettro sensoriale del lavoro delle economie del mare.

BORIS BEJA

Boris Beja (nato a Trbovlje nel 1986 ) è un visual artist, critico e curatore che lavora e viva a Lubiana (Slovenia).
Nella sua pratica, egli è recettivo ai vari stimoli che provengono dalla vita quotidiana e dalle sue ricerche, iniziando sempre dalla realtà circostante dalla quale sviluppare od ispirare riflessioni attraverso l’utilizzo di vari media, i quali gli consentono di creare diverse connessioni tra i diversi contenuti che vuole trasmettere, ed un lavoro caratterizzato da indirizzi estetici e diretti – con un enfasi sulla critica sociale.
Egli detiene un BA in Comunicazione Grafica dalla Facoltà di Scienze Naturali ed Ingegneria, la quale – come dice l’artista – gli ha fornito diverse conoscenze concernenti il design artistico del prodotto, ed ha anche ottenuto un MA in Scultura presso l’Accademia delle Belle Arti di Lubiana. Durante il corso dei suoi studi, Boris ha collaborato, scrivendo in materia di cultura, con il portale web Planet Siol ricevendo alcuni premi, tra i quali il Prešeren Student Award per la cultura nel 2012 e, nello stesso anno, il Fondo Sloveno per lo Sviluppo delle Risorse Umane e la Scolarizzazione.

NEJA TOMŠIČ

Neja Tomšič (1982, Nova Gorica, Slovenia) è un’artista visiva, poeta e scrittrice la cui pratica interdisciplinare fonde disegno, fotografia, poesia e performance. Indagando storie trascurate e spesso nascoste, la sua passione è ripensare alle narrazioni storiche dominanti, ricercando dettagli e situazioni in cui si possano formare nuove comprensioni del presente. Gli elementi performativi nei suoi progetti esplorano le possibili proiezioni della storia nel presente soggettivo dei singoli individui.
Nell’ambito del progetto B#SIDE / Peripheral Memories Neja è stata scelta per compiere una residenza d’artista sul tema della memoria dei territori dell’estremo confine di nord est (le Alpi Giulie e il Carso, la pedemontana Udinese e l’Isonzo), elaborando il concetto dell’assenza e del disinvestimento industriale post-bellico, e valorizzando al contempo, tramite le pratiche dell’arte contemporanea, le realtà industriali ancora presenti e attive nei settori che caratterizzano la regione.

MAPPATURA DELLE OPERE