A fine giugno si è svolta a Bruxelles la quarta conferenza annuale dedicata alle policy del settore marittimo in Europa in tema di innovazione. Si tratta di un appuntamento consolidato da anni, organizzato da SEA Europe (Associazione europea dei fornitori di componenti del settore marittimo), WATERBORNE (la Piattaforma tecnologica marittima europea) e MESA (Maritime Europe Strategy Action), che, per l’edizione 2016, ha puntato i riflettori su influenti policy makers europei per dare l’opportunità all’industria de vecchio continente di veicolare messaggi chiave per la politica di settore. Tra questi, Mr Karamitsos, direttore generale della DG MOVE e Mr Breslin, capo della unità per i trasporti di superficie della DG RTD.
Durante la conferenza, oltre all’illustrazione consueta dello stato dell’arte sui risultati ottenuti e dei casi di successo registrati, è stata posta grande enfasi sulle direttrici che la politica europea seguirà nel prossimo decennio in ambito di ricerca marittima, sì da agevolare, da subito, la dialettica tra policy makers e industria per affrontare in modo coeso sfide future e mantenere alto il livello di competitività.
Dalle parole del segretario generale di SEA Europe, Christophe Tytgat, appaiono centrali per l’Unione Europea i temi del trasporto e dell’intermodalità. Al riguardo i numeri parlano chiaro: più di 343.000 sono le società attive nel trasporto su strada di passeggeri e circa 570.000 quelle che si occupano di merci e persone. Il settore marittimo – in termini di nuove costruzioni, componenti e manutenzione – contribuisce con 91 milioni di euro al PIL dell’EU, mentre il sistema di trasporti via mare contribuisce per più dell’80% alle esportazione europee e più del 40% agli scambi all’interno dell’EU. Sono più di 2.400 i porti marittimi che operano lungo i 70.000 chilometri delle coste dell’Europa, tra questi, Rotterdam, Amburgo e Antwerpen, annoverati tra i 20 porti migliori al mondo per traffico di container.
Nell’ambito del sistema trasporti europeo, il settore marittimo risulta ancora marginale rispetto al dato complessivo, gap che può essere significativamente ridotto attraverso l’attività di ricerca e innovazione – parola di Tytgat – chiave per rispondere alle sfide ambientali poste dall’EU.
Se certamente si può affermare che la visione del settore marittimo fino al 2030 passa attraverso alcuni temi focali legati all’innovazione – efficienza energetica, sicurezza delle persone e dei mezzi, nuove tecnologie di produzione, connettività e riduzione delle emissioni – non bisogna trascurare un altro aspetto posto sul tavolo dai rappresentati dell’Unione Europea quale fondamentale: la pressante necessità di collaborazione tra gli attori del comparto per raggiungere reali target di crescita competitiva.
Nel precedente periodo di programmazione europea, infatti, gli altri settori del trasporto – gomma e rotaia in particolare – sono stati capaci di far sistema, ottenere la maggior parte delle agevolazioni stanziate e sviluppare significativi progressi, mentre i grandi player del marittimo sono rimasti alla finestra. L’auspicio, dunque, dei referenti europei delle DG è che questa volta dimostrino la capacità di operare in modo collaborativo e sappiano cogliere tutte le opportunità che l’Unione Europea va ad offrire.
A fine giugno si è svolta a Bruxelles la quarta conferenza annuale dedicata alle policy del settore marittimo in Europa in tema di innovazione. Si tratta di un appuntamento consolidato da anni, organizzato da SEA Europe (Associazione europea dei fornitori di componenti del settore marittimo), WATERBORNE (la Piattaforma tecnologica marittima europea) e MESA (Maritime Europe Strategy Action), che, per l’edizione 2016, ha puntato i riflettori su influenti policy makers europei per dare l’opportunità all’industria de vecchio continente di veicolare messaggi chiave per la politica di settore. Tra questi, Mr Karamitsos, direttore generale della DG MOVE e Mr Breslin, capo della unità per i trasporti di superficie della DG RTD.
Durante la conferenza, oltre all’illustrazione consueta dello stato dell’arte sui risultati ottenuti e dei casi di successo registrati, è stata posta grande enfasi sulle direttrici che la politica europea seguirà nel prossimo decennio in ambito di ricerca marittima, sì da agevolare, da subito, la dialettica tra policy makers e industria per affrontare in modo coeso sfide future e mantenere alto il livello di competitività.
Dalle parole del segretario generale di SEA Europe, Christophe Tytgat, appaiono centrali per l’Unione Europea i temi del trasporto e dell’intermodalità. Al riguardo i numeri parlano chiaro: più di 343.000 sono le società attive nel trasporto su strada di passeggeri e circa 570.000 quelle che si occupano di merci e persone. Il settore marittimo – in termini di nuove costruzioni, componenti e manutenzione – contribuisce con 91 milioni di euro al PIL dell’EU, mentre il sistema di trasporti via mare contribuisce per più dell’80% alle esportazione europee e più del 40% agli scambi all’interno dell’EU. Sono più di 2.400 i porti marittimi che operano lungo i 70.000 chilometri delle coste dell’Europa, tra questi, Rotterdam, Amburgo e Antwerpen, annoverati tra i 20 porti migliori al mondo per traffico di container.
Nell’ambito del sistema trasporti europeo, il settore marittimo risulta ancora marginale rispetto al dato complessivo, gap che può essere significativamente ridotto attraverso l’attività di ricerca e innovazione – parola di Tytgat – chiave per rispondere alle sfide ambientali poste dall’EU.
Se certamente si può affermare che la visione del settore marittimo fino al 2030 passa attraverso alcuni temi focali legati all’innovazione – efficienza energetica, sicurezza delle persone e dei mezzi, nuove tecnologie di produzione, connettività e riduzione delle emissioni – non bisogna trascurare un altro aspetto posto sul tavolo dai rappresentati dell’Unione Europea quale fondamentale: la pressante necessità di collaborazione tra gli attori del comparto per raggiungere reali target di crescita competitiva.
Nel precedente periodo di programmazione europea, infatti, gli altri settori del trasporto – gomma e rotaia in particolare – sono stati capaci di far sistema, ottenere la maggior parte delle agevolazioni stanziate e sviluppare significativi progressi, mentre i grandi player del marittimo sono rimasti alla finestra. L’auspicio, dunque, dei referenti europei delle DG è che questa volta dimostrino la capacità di operare in modo collaborativo e sappiano cogliere tutte le opportunità che l’Unione Europea va ad offrire.